Continua a rimanere d’attualità il tema della riapertura dei termini della collaborazione volontaria per il rientro dei capitali. I segnali sono molteplici. Da una parte, il maggiore quotidiano economico nazionale commenta che «il cantiere della Voluntary Disclosure bis inizia a viaggiare spedito» e la stampa di settore sostanzialmente conferma. Dall’altra, le stime di gettito in via di definizione valutano tra 1 e 2 miliardi il possibile contributo alle casse dello Stato, ora alle prese con le clausole di salvaguardia ed il possibile aumento dell’Iva.
I termini sono stretti. Oltre novanta Paesi – e tra questi anche alcuni storicamente “opachi” – hanno annunciato che dal 2018 adotteranno lo standard Ocse per lo scambio automatico di informazioni fiscali. Quindi, provvedimento “bis” per il 2017. Ma si parla anche di mettere la Voluntary Disclosure “a regime”, facendola diventare un istituto permanente, come il ravvedimento operoso. Magari nell’ottica di sviluppare un programma di «Cooperative compliance» strutturato per le necessità del neonato ufficio grandi patrimoni dell’Agenzia delle entrate.
Ecco come funziona in alcuni dei principali Paesi:
Ritornando alla prima fase, l’Agenzia delle entrate ha disposto modalità di accertamento più leggere per le domande sotto al milione di euro, per le quali i controlli saranno sostanzialmente volti a verificare che il professionista abbia operato correttamente.
Nel monitorare da vicino l’evoluzione della normativa, i professionisti del team STS possono fin d’ora accompagnarvi nella valutazione della vostra posizione.