Con il documento “Principi per la redazione dei piani di risanamento” e la corposa attività di preparazione e redazione che ha coinvolto tutte le sigle associative, prima dell’imprinting del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), lo strumento formale di programmazione della risoluzione dello stato di crisi ritorna centrale ed autorevole. In mancanza di una chiara e incontrovertibile definizione dello “stato di crisi” si deve lavorare sulla patologia dell’impresa, individuando modalità e approcci scientifici.
Destinatari del documento sono i consulenti incaricati dal debitore, ma anche l’ampio raggruppamento dei soggetti interessati dal progetto di superamento della crisi. I principi devono intendersi come indicativi delle migliori pratiche di redazione dei piani, ma non hanno valore vincolante, essendo gli effetti del contenuto del piano subordinati ad una serie di variabili e circostanze.
In dettaglio, la struttura del procedimento di predisposizione viene scomposta e analizzata nelle sue fasi costitutive:
I principi analizzano anche il ruolo dei consulenti, con particolare riguardo all’advisor industriale-strategico e a quello finanziario, mentre i gruppi d’imprese sono oggetto di uno specifico approfondimento. Particolare attenzione viene, poi, riservata alla disanima delle criticità dei piani sottostanti agli accordi di ristrutturazione dei debiti (art. 182-bis L.F.) e ai concordati preventivi con continuità aziendale (art. 186-bis del RD 267/42).
Come rimarcato in sede di presentazione del documento, diventa fondamentale che la condivisione, se non proprio la vera e propria responsabilità dei piani, passi dai consigli di amministrazione perché «il fine deve essere quello di far convergere il consenso degli stakeholder nell’adesione al progetto».
Sia i professionisti del team STS che il network di riferimento, sono a disposizione per qualsiasi approfondimento e valutazione.