Con la l. 18 novembre 2024, n. 182, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale in data 4 dicembre 2024, è stato ratificato il nuovo trattato tra Italia e Cina per eliminare le doppie imposizioni e prevenire l’evasione ed elusione fiscale. L’accordo, sottoscritto a Roma il 23 marzo 2019, avrà efficacia a partire dal 1° gennaio 2026.
Le principali novità riguardano:
Altre novità riguardano il lavoro dipendente. Nel dettaglio, la Convenzione si rivolge ai cittadini italiani che lavorano in Cina per società che hanno ivi sede (consociate o partecipate) o per società distaccate dalla capogruppo italiana. In primo luogo, muta il concetto di residenza fiscale per il lavoratore dipendente. Alla luce del nuovo art. 15, par. 2, lett. a), il criterio dei 183 giorni di residenza in uno dei due paesi non è più legato all’anno solare, ma a un periodo di 12 mesi che può iniziare in un anno e terminare in quello successivo. Altra novità interessante è l’introduzione dell’art. 15, comma 4, non presente nella precedente Convenzione, che precisa come il TFR relativo a lavoro dipendente svolto in Italia sia imponibile solo in detto Stato. Tale inciso pare confermare che un TFR, percepito prima dell’entrata in vigore della nuova Convenzione, doveva essere tassato solo in Cina.
Stesso problema riguarda anche le pensioni, maturate e poi corrisposte al personale dipendente trasferitosi in Cina. L’art. 18 della precedente versione della Convenzione non dava alcuna indicazione sulle pensioni pagate da enti italiani. Al contrario, la nuova stesura, all’art. 18, comma 2, indica come il pagamento di pensioni da parte di enti e istituzioni italiane renda le stesse erogazioni imponibili in Italia.
Alcune questioni però non potranno essere chiarite fino all’uscita di circolari o note esplicative. Sarà utile attendere chiarimenti oppure accedere all’istituto dell’interpello in caso si vogliano dirimere casi particolari ed indifferibili.
Considerato che, in base ai dati 2023, la Cina rappresenta il secondo Paese per importazioni in Italia, è essenziale per le imprese italiane, che abbiano rapporti economici in Cina, iniziare a valutare gli effetti della nuova Convenzione, soprattutto con riferimento a dividendi, royalties ed operazioni che configurano stabili organizzazioni.